lunedì 21 giugno 2010

Racconto di paura - Il vampiro

Da una traccia data dalla maestra ho inventato questo racconto:

Antonio si mise a strillare a a urlare istericamente. Il vampiro fece un salto e balzò giù dalla finestra. Ad Antonio cadde il succo di mela e subito il vampiro indietreggiò di due passi. Venne l'alba e il vampiro volò via dalla finestra lasciando quell'orribile puzza di muffa e sparì nel nulla. Antonio si sentì subito sollevato però era rimasta una scia di mistero e ad Antonio venne un sospetto: "Perché il vampiro era venuto proprio quella notte? E perché in quel momento? Antonio era ancora terrorizzato quanto sentì suonare alla porta ... aprì e vide che erano i suoi genitori. Antonio gli raccontò tutto ma la mamma disse che aveva qualcosa di molto importante da fare, si vedeva che stava nascondendo qualcosa.
Giunse sera la mamma e il papà con la scusa che la zia era in ospedale se ne andarono. Antonio sentì suonare nuovamente il campanello.... aprì ma non vide nessuno uscì e guardò sopra il davanzale della finestra della camera ma non vide nessuno. Stava per rientrare in casa quando un vento gelido gli passò dietro la schiena. Antonio non mosse un dito, si girò e vide il vampiro. I suoi occhi erano assetati di sangue, i denti erano affilatissimi con il sangue che gli colava. Antonio terrorizzato corse via ma il vampiro era già sul suo corpo ormai tremante. Antonio prese la borraccia dell'acqua e la fece cadere per terra, il vampiro come la notte precedente indietreggiò e sparì nel nulla questa volta però si allontanò lasciando del fumo e delle macchie di sangue, subito dopo suonò il campanello, sua mamma era tornata ma perché mancava il papà? La mamma tirò fuori una vecchia scusa che diceva sempre quando voleva nascondere qualcosa. La terza notte la mamma sparì, il vampiro tornò e, come tutte le altre volte, Antonio lo cacciò via. Antonio corse in soffitta e trovò una foto del '700 dove c'era sua mamma, capì tutto. Sua mamma aveva 310 anni.
Antonio preparò un piano: prese uno specchio, quando tornò sua madre la fece sedere sul divano e aspettò il vampiro; egli arrivò, Antonio prese lo specchio, lo fece cadere in terra e quando si ruppe ci versò dell'acqua sopra: era un antico rituale per uccidere tutti i vampiri. Il rituale funzionò ma Antonio si mise a piangere: non aveva più i suoi genitori. Ma pensò che se i suoi genitori erano vampiri anche lui sarebbe dovuto diventarlo. Forse non erano i suoi veri genitori? Forse sua madre e suo padre erano morti? Era ora di scoprire chi era veramente.
Cercò in un sacco di libri, ma niente da fare. Poi vide un vecchio libro, ci soffiò sopra e iniziò a leggere. C'era scritto che lui era nato in un bellissimo posto dove tutti erano felici e tranquilli. Un brutto giorno però dei vampiri morsero i suoi genitori, ma essi non morirono. I vampiri presero Antonio, ma fino al tredicesimo anno di età non avrebbero potuto fargli niente. Successivamente però lo avrebbero potuto mordere e uccidere. Antonio trovò i suoi veri genitori che, quando lo rividero, lo baciarono e furono felicissimi. C'era gente che non credeva a queste cose ma faceva male perché i vampiri esistevano, esistevano eccome!

domenica 7 marzo 2010

L'omino della pioggia


Ecco come ho rielaborato a scuola una favola di Gianni Rodari.

C'era una volta un omino di nome Peter che non era come tutti gli altri omini: lui, faceva piovere!
L'omino aveva una casa bellissima fatta tutta di nuvole: il tavolino era di nuvole, le sedie erano di nuvole e persino la ciotola del gatto era di nuvole. Dovete sapere che la gattina Nuvola (non poteva chiamarsi diversamente) era magica, quando miagolava faceva addormentare tutti e poi aveva una nuvoletta sulla fronte che mandava i raggi più potenti che potessero esistere.
L'omino della pioggia aveva tanti amici ma anche un grande nemico: il mago Desertoso.
Un giorno l'omino Peter non riuscì più ad aprire i rubinetti, capì che il mago Desertoso aveva mandato un incantesimo; allora partì per il deserto, la casa del mago e portò anche la sua gattina.
Quando incontrò il mago, Peter iniziò a pronunciare delle formule, Nuvola miagolò così forte che il mago dovette arrendersi e divenne servo di Peter, che però lo trattò sempre con rispetto. La pioggia ricominciò e l'omino visse tranquillo.